La raccolta dei fondi continua come l'adesione di nuovi sponsor. Il progetto di costruire il centro a Kaya viene approvato e i lavori appaltati ad una ditta locale.
Sotto la supervisione di Sylvie, la missionaria francese di stanza a Kaya, il suo pragmatismo e al suo ferreo controllo i lavori procedono. Anzi grazia alla sua dedizione, i lavori procedono più speditamente del previsto (gloria a Dio)
Di conseguenza Giampiero Comi e suo figlio Stefano decidono di recarsi in Burkina Faso per la prima settimana di Febbraio, al fine di supervisionare e verificare lo stato d'avanzamento lavori.